Secondo me siamo arrivati al punto in cui funziona così, in Italia. E forse ovunque.
Voti un partito, sperando che una volta al governo possa migliorare la tua vita, vince, va al governo, la tua vita non migliora, alle elezioni successive ne voti un altro, sperando che possa migliorare la tua vita, non la migliora, ne voti un altro, speri che, invece no, ne voti un altro, speri, no, voti speri niente, voti speri niente, e avanti così, fino all’esaurimento, sia dei partiti (nel senso del numero di) sia degli elettori (nel senso di nervoso).
Un eterno ritorno messo in moto da un presupposto che forse valeva una volta, chissà, ma oggi ho i miei dubbi, ovvero che la politica sia in grado di migliorare la vita dei cittadini. Invece, a occhio, è già tanto se riesce a non peggiorarla.
Poi ci sono anche quelli che votano sperando che un partito possa peggiorare la vita altrui. Ma di loro non vale la pena di parlare.