Da un po’ di tempo a questa parte ero preoccupato. Va bene che c’erano altri temi all’ordine del giorno, la pandemia per esempio, o i Måneskin e il loro essere rock o meno, ma la prolungata assenza della Chiesa cattolica dalle prime pagine dei giornali e dai primi servizi dei tiggì iniziava a insospettirmi. Al punto che ho persino temuto che il Vaticano avesse seriamente deciso di farsi i cazzi propri, finendola con le solite e continue interferenze nella gestione della cosa pubblica italiana.
Oggi, per fortuna, questo terribile dubbio è stata archiviato. Il Vaticano c’è. Dio invece, chissà (non che la cosa abbia tutta questa importanza, a questo punto). Il Vaticano c’è eccome, e schizza alla ribalta con un suo grande classico riproposto con calore e nostalgia, in un misto di vecchio e nuovo che non può non colpire al cuore. Qualcuno in quelle affrescatissime e sacre sale deve aver visto la reunion di Friends.
E quindi, scoccata l’estate, ecco l’opposizione al ddl Zan, che già di per sé viaggiava zoppo e affaticato verso l’approvazione. La Chiesa mette in campo alcuni temi della tradizione (la famiglia è solo quella padre-madre-tutti i figli che ci scappano non potendo utilizzare il preservativo; ok che Dio è amore infinito, ma le coppie dello stesso sesso se ne approfittano), ma declinati in una forma completamente nuova: la violazione del Concordato.
Il tutto per ora si può sintetizzare con una domanda che in Vaticano devono essersi posti, con un ritardo di un paio di millenni, quando hanno dato un’occhiata al testo del ddl. E la domanda è: e se poi ci prendono per omofobi?
Bentornato Vaticano. Non c’eri mancato per niente.