Vado nella stessa edicola da dieci anni. Con l’edicolante, Franco, ormai ci si conosce. Mi lascia da parte i giornali, gli inserti. Conosce i miei gusti. Se esce qualche novità che può interessarmi, me la propone.
Io però, da un po’ di tempo a questa parte, non mi fido più.
È iniziato per colpa dei quotidiani, questo scetticismo.
Ognuno tira l’acqua al suo mulino editoriale e politico, si sa. Ma ultimamente si sono deviati interi fiumi, pur di farlo. Una volta c’erano le notizie. Deviate e deformate a dovere, certo, a seconda delle necessità. Ma la verità, in fondo, s’intuiva. Ora no. C’è qualcos’altro. Prima erano i fatti a fare notizia, ora sono i giornali stessi. E io non mi fido più.
Questo scetticismo però non si è fermato ai quotidiani. Da buon cartesiano, il mio dubbio si è esteso piano piano a tutti i settori dell’edicola, a tutti i singoli espositori.
Riviste di moda, di auto, di informatica, di cinema, di letteratura, di fumetti. Riviste di case, di animali, di economia, di cucina. Chi mi dice che non siano semplicemente l’equivalente dei quotidiani? Chi mi assicura che non mentano nei loro contenuti? Dicono la verità, ci provano, oppure s’inventano tutto?
Chissà se quella macchina fa davvero 19 chilomentri con un litro. Chissà se davvero gli aironi possono volare ininterrottamente per due giorni. Chissà se il nuovo cinepanettone fa davvero schifo. Chissà se l’anno prossimo va davvero il blu. Chissà se nella carbonara sul serio non ci va la panna. Chissà se Clark Kent è davvero Superman.
Non mi fido più.
Non mi fido più di niente e di nessuno.
Chissà se Franco, il mio edicolante, si chiama davvero Franco.
Quel mulino non è veramente bianco: lo si intuisce dalla finestra sinistra del primo piano.
Sospetto sia una macchia di umidità.