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Scrivere è una roba diesel

Scrivere è una roba diesel. È già il titolo, lo so, ma questo pezzo ha l’unico scopo di esistere, e se si può riciclare qualcosa ripetenedolo immotivatamente o anche se si può riciclare qualcosa ripetendolo immotivatamente allora è bene farlo, o quantomeno è utile allo scopo di questo pezzo, che è quello di esistere e basta, altra cosa che è già stata detta.

Scrivere, si diceva già in due occasioni, fra cui una proprio nel titolo, è una roba diesel. Ora, io di motori non so assolutamente niente, ma questo dettaglio che una volta (adesso credo che la contemporaneità tecnologica abbia cancellato tale incombenza) i motori diesel avessero bisogno di un attimo di tempo per scaldarsi, all’accensione, sennò si rovinava qualcosa, questo lo so, e mi serve appunto per paragonarci la scrittura.

La scrittura cioè, opinione mia naturalmente, sebbene suffragata da varie testimonianze, è una roba che se è stata ferma per un po’, poi a riaccendersi ha qualche difficoltà. È per questo che la cosa migliore da fare, quando uno scrive, è non fermarsi mai. La scrittura genera scrittura. Mentre si scrive viene altro da scrivere, si formano idee nuove, e appena si stacca un attimo c’è un quasi maniacale stimolo a rimettersi a farlo subito. In buona sostanza, la scrittura si autoalimenta.

Insomma se uno scrive deve scrivere sempre, anche solo qualche riga al giorno, che è come tenere la macchina ferma col motore acceso, al minor numero di giri, ma senza mai spegnerla, perché raffreddarsi è un attimo e ripartire è faticoso, e più si sta fermi più lo diventa.

Fermarsi, però, ogni tanto capita. La testa è altrove, su altri impegni, la voglia pure. Passano i giorni senza manco una parola. E quando è il momento di ricominciare, il motore è freddo come un cadavere. Non si formano le parole, le idee, gli spunti. Un blocco.

Allora si può fare così: riaccendere la scrittura senza andare da nessuna parte. Motore acceso, ma auto immobile, senza meta o direzione. A folle. Scrivere cioè, anche se non si capisce bene cosa. Robe a caso, primi pensieri, oggetti che ci si ritrova davanti, persone incontrate ieri pomeriggio, brandelli di discussioni, rumori, cose sullo scrivere in sé. Qualsiasi cosa, senza alcun filo logico, senza argomentazioni storie trame e tutto il resto, nessuna struttura nessun piano, andare e basta. A casaccio. Una scrittura che basta che esista, perché non serve ad altro che a scaldare il motore.

Un po’ come ho fatto qui.

Poi, dopo, basta ingranare la prima e andare.

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