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Il giro lungo

Ho sentito una storia, la storia di un tizio chiamato Bosisio, che viveva in una casetta vecchia e sperduta, in alta collina, lontana dai grandi centri e non tanto vicina nemmeno a quelli piccoli, a una mezz’ora di macchina dal paese più vicino, venticinque minuti dal vicino più vicino, senza fili né antenne per comunicare. Isolata, in pratica. E questa casetta un giorno si era trovata in mezzo a un terremoto ed era crollata con Bosisio dentro, ma un po’ per fortuna un po’ per incastri di travi e pietre e mattoni, che alla fine è fortuna lo stesso, Bosisio era sopravvissuto, e nemmeno era ferito o rotto da qualche parte, giusto dei graffi, un paio di lividi, un bernoccolo. Solo che, con la casa addosso a sé, non riusciva a tirarsi su, né a risalire e uscire dalla macerie. Stava lì sotto, un po’ schiacciato, intrappolato. Qui, aveva pensato, se aspetto che venga qualcuno a tirarmi fuori, ci trovano lo scheletro. Così, visto che di andare in alto non se ne parlava, e visto che la sua casa vecchia e sperduta e semplice com’era aveva un pavimento di terra, decise di andare all’ingiù, e iniziò a scavare. E si racconta che Bosisio, che comunque era uno con un fisico che lascia stare, un po’ pastore un po’ contadino un po’ taglialegna, aveva scavato verso il basso non si sa bene quanto a lungo, ma proprio tanto, perché a un certo punto, persa completamente la cognizione del tempo, era sbucato da sottoterra in un posto che non conosceva, pieno di strani alberi e strane case e strane strade ma soprattutto di strana gente, che parlava una lingua ancora più strana di tutte le altre cose messe assieme, e Bosisio aveva ragionato un po’ poi si era detto che forse aveva scavato troppo e troppo dritto, così era finito dall’altra parte. Lì comunque la gente strana l’aveva un po’ ripulito, gli aveva dato da mangiare e da bere e, dopo qualche difficoltà nel capirsi, gli aveva indicato più o meno la direzione che doveva prendere per tornare a casa sua, e lui era partito. Così, a forza di camminare, dopo 3 anni era quasi arrivato, e mentre attraversava il paese più vicino a casa sua qualcuno l’aveva visto e riconosciuto, e gli aveva chiesto cosa gli era successo, dov’era stato, ché loro dopo il terremoto erano andati a vedere lì da lui e avevano scavato tra le macerie ma non l’avevano trovato, così si erano tranquillizzati, perché voleva dire che era uscito, era in giro da qualche parte, era salvo. E lui aveva risposto solo Sì, ero a fare un giro. Poi si era diretto verso casa, dove c’era tanto da fare.

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