Mi chiamò una banca specializzata in microcredito. Dissero subito che dovevano riattaccare, prima di farlo però riuscirono a dirmi di andare lì da loro, il giorno dopo.
Trovai l’indirizzo, via Fermi 35, e ci andai. Rimasi spiazzato: via Fermi passava dal civico 33 al civico 37. Poi però guardando meglio notai che fra i due edifici c’era una fessura e mi c’infilai. La porta scorrevole del civico 33 si chiuse così entrai nella banca.
Mi trovai corpo a corpo con una segretaria e quasi la baciai, per errore, quando la porta del civico 33 si riaprì un attimo spingendomi addosso a lei. Le dissi che mi avevano chiamato al telefono il giorno prima e lei mi chiese se avevo risposto. Sì, le dissi. Cosa le abbiamo detto?, mi chiese. Di venire qui oggi, le dissi. Allora è a posto, disse, visto che è qui. Sì ma perché?, chiesi. Doveva chiedere al direttore. Mi domandò se a casa avevo una sala d’attesa dove poter aspettare e le risposi di no, avevo una sala normale. Attenda qui allora, disse.
Rimanemmo fermi in quella posizione aderente per un paio di minuti. Ora la farò parlare col direttore, disse. Piegò la testa da una parte e dietro di lei c’era il direttore. Ci presentammo ma non ci fu modo di darsi la mano perché la segretaria si frapponeva, e il gesto rischiava di essere male interpretato.
La segretaria inclinò il collo dall’altra parte (sennò la cervicale) e su due piedi a testa il direttore mi fece qualche domanda di rito cattolico sui miei studi e le mie esperienze precedenti. La segretaria, nel rispetto della privacy, si era tappata le orecchie. Il colloquio si fece più difficile quando il direttore iniziò a farmi qualche domanda anche sugli studi e le esperienze precedenti altrui. Lì barcollai, e per forza di cose anche la segretaria e il direttore oscillarono, insieme a tutto il civico 35. Comunque alla fine me la cavai, con sottigliezza.
Il direttore rimase molto colpito dalla mia laurea breve in economia. Disse che con studi del genere sarebbe stato facile inserirmi lì da loro, perciò mi assunse senza batter ciglio, il che fu una fortuna altrimenti avremmo dovuto cambiare posizione per farci entrare la palpebra.
Può iniziare subito, disse il direttore. Scavalcai la segretaria e ottenni così un posto migliore del suo. Ecco il suo ufficio, disse il direttore senza muoversi. Lavoreremo fianco a fianco, disse, quando non ci sarà la segretaria.
Era davvero piccolissimo, il mio ufficio, ma la cosa non mi preoccupava. Anzi tornò molto utile quando una ditta concorrente tentò di spiarci, perché per mettere una cimice furono costretti a togliere la scrivania, e mi accorsi immediatamente.
Comunque è da quel giorno che lavoro nel microcredito, un settore in cui, dice spesso saggiamente il direttore, c’è spazio per tutti.
straniante
Forse dovrei chiedere scusa.