È successo venerdì pomeriggio. Ero al computer che scrivevo delle robe, tutto preso, e a un certo punto sento una musica che si avvicina, seguita da parole incomprensibili, provenienti da un altoparlante.
Torno a essere tutto preso mentre la fonica continua il suo percorso, prima allontanandosi e portandosi via il suo messaggio, poi, tornando verso di me, rendendomelo sempre più comprensibile. Fa un altro paio di svolte nella mia direzione e nonostante le parole restino ancora un borbottio indistinto la melodia emerge riconoscbile, aumentando di volume mentre percorre gli ultimi metri nella mia direzione, in strada:
E Forza Italiaaaa, per essere liberi!
E Forza Italiaaaa, per fare e per crescere!
È successo in quel momento esatto. Non è stata una conclusione razionale, così come non lo sono stati più di tanto gli ultimi vent’anni di politica italiana. È stata più una sorta d’intuizione, un’epifania ecco. Una somma d’indizi che nel tempo si erano accumulati, al di sotto della soglia cosciente, e che quella melodia ha risvegliato tutti d’un botto, in un unico blocco di consapevolezza.
Mentre ascoltavo quell’inno e l’effetto Doppler che se lo portava via non ho pensato alla politica, e non ho pensato alle elezioni regionali che di quel furgoncino urlante erano il vero motore. Mi ricordo di aver pensato alle feste di quartiere, all’apertura di nuovi negozi, alle serate in discoteca, alle loro pubblicità gridate in giro per le strade e soprattutto alle canzoni che ci mettono sempre ad accompagnarle, che – io non ho mai capito chi le sceglie – sono seconde in bruttezza solo a quelle di quando ti mettono in attesa al telefono. Una roba grottesca che suona d’altri tempi e che presto smetterai d’ascoltare disinteressato, appena l’operatore risponde o la fonica gira l’angolo.
Ecco, per me il berlusconismo è finito così.