“Il Papa è un cancro”, titolava qualche giorno fa l’Anticlericale Incazzato, una fanzine di settore la cui distribuzione porta a porta è affidata a bambini emaciati e visibilmente spaventati (ma in realtà sono attori adulti nani semi-professionisti truccati ad arte).
Un titolo certamente forte (dovreste vedere la copertina del numero di settembre 2012, intitolato “Vatic-ano”), ma non per gli undici lettori abituali della rivista, tutti rigorosamente sbattezzati e col poster di Richard Dawkins sopra il letto.
Se fosse rimasto all’interno di quella cerchia ristretta di appassionati, ora staremmo parlando di tutt’altro. Per esempio di un europarlamentare leghista che si è presentato in TV con una pistola per dimostrare che non ne ha alcun bisogno per sparare cazzate. Oppure di carne rossa. Che più o meno è la stessa cosa.
Uno di quegli undici lettori dell’Anticlericale Incazzato deve infatti aver trasgredito la prima regola della rivista, stampata in bella evidenza sulla prima pagina: Non parlarne con nessuno! Oppure la seconda: Non leggermi sull’autobus! O forse la terza: Non lasciarmi sopra la lavatrice!
Quelle poche ma impattanti parole (ricordiamole: “Il Papa è un cancro”) sono filtrate in tal modo dalla bolla materialista-meccanicista al mondo reale delle influenze esoteriche e dei fluidi intangibili, e qualche occhio giornalistico deve averle captate. Da lì è stata sufficiente la professionalità media della stampa italiana per partorire quel sensazionale “Il Papa ha il cancro” e spargerlo per tutto l’orbe terracqueo.
Nel giro di poche ore i direttori di tutte le maggiori testate sono stati costretti a spedire negli scantinati delle redazioni i garzoni addetti al leccaggio degli angoli della pagine, per rispolverare gli esperti di teodicea abbandonati lì dai tempi in cui la Vergine Maria deviava in pubblico i proiettili destinati al Papa.
(ora, non c’entra niente, ma chissà se avete notato anche voi questa cosa: se su Facebook hai meno di tremila amici e scrivi una roba banale, hai scritto una roba banale; se hai più di tremila amici e scrivi una roba banale, sei il geniale interprete di un sentimento popolare)
Saltiamo tutta quella parte in cui il Vaticano si mobilita per dire che no, il Papa non ha assolutamente un tumore, e anche se ce l’ha è benigno, e anche se ce l’ha è benigno e piccolo, e anche se ce l’ha è benigno, piccolo e al centro del cervello, in una zona in cui non c’è problema, e anche se ce l’ha è begnigno, piccolo, al centro del cervello ed ecco la TAC da cui si vede benissimo che figurati se è pericoloso, fornendo così molto più materiale informativo di quello che era uscito sui quotidiani, e andiamo al nucleo della questione.
Secondo i cattolici, è noto, Dio ha un certo peso all’interno dell’Universo. Oltre ad averlo creato cioè, ogni tanto, in certe situazioni particolari, se non è dal commercialista, ci agisce all’interno. Fa cose. Interviene. Trattandosi di roba sua, non vedo perché non dovrebbe. Uno in casa propria fa quello che gli pare, che è anche il motto delle violenze domestiche.
Quello che appare quantomeno singolare è che questi interventi divini (d’ora in poi: miracoli) si configurano tutti come soluzioni a problemi precedenti. Tolte infatti le apparizioni della Madonna, ben riconoscibili perché puntualmente calendarizzate, coperte da copyright e con merchandising dedicato, tutti gli altri miracoli si presentano sotto forma di inaspettate guarigioni da patologie di vario tipo.
(questa cosa che ad apparire è sempre la Vergine, figura femminile di bella presenza, è una mossa di marketing vecchia come Matusalemme. Che se al Vaticano fossero un minimo più svegli, seguendo la stessa logica consentirebbero il sacerdozio femminile domani stesso. Poi vedi che chiese piene)
Quindi, ricapitolando (il grado di attenzione medio si è abbassato notevolmente a causa dei social network, quindi non posso escludere che abbiate perso il filo per poche righe di parentesi. Capita a tutti, non vi preoccupate).
Quindi, ricapitolando, il nostro livello di attenzione medio è diminuito per colpa dei social network, e perdiamo il filo più spesso.
Quindi, ricapitolando, non mi ricordo di cosa parlavamo.
Quindi.*
Se uno guarisce inspiegabilmente da una malattia grave (se la malattia non è grave – tipo una lombosciatalgia** – e guarisce inspiegabilmente, non gliene frega niente a nessuno, nemmeno ai familiari, figuriamoci alla Chiesa) si grida al miracolo, ovvero all’intervento divino, praticato attraverso uno dei rappresentanti di zona. (per esempio in questo periodo l’Italia la copre San Pio, detto Padre).
Se uno si ammala inspiegabilmente*** invece si grida alla sfiga.
Cioè, sintetizzando:
Dio guarisce ma non ammala.
+
Il caso ammala ma non guarisce.
…
…
(e dopo pochi semplici passaggi)
=
Il caso ammala e Dio guarisce.
Ne risulta un’asimmetria così lapalissiana da essere seconda solo a quella materia-antimateria (di quest’ultima ho una soluzione facile facile in mente, ma ora non entra nei margini della pagina, quindi niente).
E dall’asimmetria Dio-caso dovrebbe derivare piuttosto facilmente l’asimmetria miracolo-botta di culo, che è quella del titolo.
I calcoli fateli voi.
* questa tecnica, detta della ricapitolazione reiterata – recapping loop, in inglese -, è usata fin dal III secolo a.C. per mascherare dei macroscopici non sequitur all’interno delle argomentazioni.
** “E tutti i lombosciatalgiaci si recarono presso la dimora dello scrivente, e una grande folla assediò il suo uscio gridando. E la loro voce era una, ed essa diceva ‘Quindi la lombosciatalgia non sarebbe una malattia grave, eh?! Vieni giù un attimo che te lo spieghiamo’”. (Geremia, 7,12)
*** Se fumate due pacchetti di sigarette e vi scolate una bottiglia di whiskey al giorno, e nei fine settimana sniffate il 3% del PIL della Colombia, l’avverbio inspiegabilmente non si applica.