Lo sapete già tutti, immagino, che Natale non è sempre stato Natale. Prima di essere Natale, nel senso di Gesù bambino, Natale si chiamava Dies Natalis Solis Invicti, nel senso del Sole, ed era una festa legata ai cicli naturali e al solstizio d’inverno.
Una volta eravamo molto più contadini di oggi, e più che la fratellanza universale e le tripartizioni metafisiche c’interessava che il sole splendesse riscaldandoci e nutrendo i raccolti.
Così, quando il Cristianesimo ha iniziato ad avere successo a Roma, c’è stato bisogno d’inserirlo con una certa delicatezza, sfruttando comunque secoli e secoli di tradizioni precedenti. Perché i contadini son gente semplice, e se gli dici che non si inneggia più al sole che li fa vivere ma a un bambino nato in medioriente da madre vergine e sospettato di essere futuro re del mondo, quantomeno li confondi, e rischi di bruciarti una religione.
Fatto sta che nel volgere di qualche secolo è nato il Natale (la famosa autonatività), così come lo conosciamo, o giù di lì.
Poi da qualche tempo è arrivata questa nuova religione, il Consumismo, e anch’essa ha iniziato, con delicatezza, a innestarsi sul Natale cristiano. Perché noi siamo gente semplice, e se ci dici che non si inneggia più al bambino nato in medioriente da madre vergine e sospettato di essere futuro re del mondo ma all’acquisto di beni e servizi e al consumo di beni di varia (anche scarsa) necessità, quantomeno ci confondi, e rischi di bruciarti questa nuova fede che ha tutte le carte in regola per replicare il successo della precedente.
Allo stato attuale, siamo nella fase di passaggio. Alcuni riti si sono sovrapposti, alcuni si sono sostituiti, altri hanno solo cambiato nome. È un percorso abbastanza classico. È solo questione di tempo.
La vera domanda, casomai, è cosa verrà dopo il consumismo. Cosa ci verrà trapiantato sopra? Da quale religione sarà sostituito?
Stai a vedere che è tutto un gran ciclo, e si torna a pregare il sole.