Non so se l’avete sentito dire, però c’è la crisi. Il che significa che fra precariato, disoccupazione, pressione fiscale e tutto il resto, siamo tutti piuttosto al verde. Chi era povero lo è ancora di più, chi non lo era lo sta diventando e chi era mezzo ricco rischia di guarire dalla schizofrenia. I ricchi, manco a dirlo, continuano a esserlo, il che ci fornisce un buon inidizio sul dove stiano finendo tutti i nostri soldi.
Una delle conseguenze più ovvie di questo allargamento della povertà è l’aumento dei mendicanti. Persino nella profonda provincia, dove fino a qualche anno fa era impensabile vederne, gli aspiranti ai nostri spiccioli hanno fatto la loro comparsa. Il tizio vicino ai carrelli del supermercato, per dirne uno, è già quasi mainstream, e buona parte della popolazione ha ormai sviluppato i classici meccanismi di indifferenza.
Così, come in ogni libero mercato che si rispetti, anche nel settore dell’accattonaggio è scattata la concorrenza. Ai questuanti oggi come oggi è richiesta una preparazione non indifferente in svariati ambiti: scelta delle location, approccio al cliente, PNL, fidelizzazione, fuga dai vigili. I corsi di aggiornamento sono diventati indispensabili. Per esempio, l’ultima tendenza, diffusasi a partire dagli Stati Uniti, paese dove i mendicanti hanno un loro albo professionale, è chiamata “POM” (Piss Off the Machine), e consiste nel piazzarsi a un bancomat e insistere con tale intensità e talmente a lungo che alla fine lo sportello cede e fa l’elemosina. In Italia la POM è ancora poco usata, ma si vocifera di almeno un paio di casi di successo, in Abruzzo.