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Alici nelle città

Allora è successo che sono andato in una grande città del Nord. Non starò qui a nominarla, perché secondo me è già intasata così tanto di gente che se gli faccio pubblicità e anche solo uno di voi prende e ci va la città scoppia, e mi tacciano di terrorismo.

Il mio atteggiamento nella grande città del Nord, ma anche in grandi città di altri punti cardinali, è quello tipico del provinciale progressista: un misto di meraviglia e timore tagliati con dell’LSD.

Lo stupore sale piano piano d’intensità, e inizialmente è giustificato, nel senso che si rivolge a oggetti che lo meritano: edifici famosi, architetture enormi, prezzi dei ristoranti. Poi però la situazione degenera e la meraviglia si appiccica a tutto, anche a cose viste e riviste, normalissime persino in provincia. Finché pure la vista di un sampietrino scheggiato suscita un Oooooh e ci scappa addirittura la foto.

Il timore segue invece il percorso contrario. Appena arrivati l’impressione è indiscutibile: tutti vogliono uccidervi. E se non vogliono uccidervi vogliono rapinarvi. I mezzi pubblici sono visibilmente in mano alla malavita organizzata e vi ritrovate a viaggiare con una mano costantemente stretta sul portafogli e una che arriva appena alla sbarra in alto, pregando che l’autista abbia una frenata gentile, perché la conservazione della quantità di moto parla chiaro: volereste fuori dal finestrino. Presto però vi abituate. Smettete di scappare e iniziate a prendere confidenza con la folla e con l’essere circondati. Alla fine non ci fate nemmeno più caso. E vi fregano il portafogli.

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