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L’analfabeta funzionante

Insomma sono quasi tre mesi che ho una trasmissione radiofonica che s’intitola L’analfabeta funzionante. Spacciato come programma di cultura (ma con la R maiuscola), è più che altro l’occasione per dire un po’ di scemenze attraverso un mezzo diverso dal solito web. In realtà, visto che Radio Sverso, la radio che ospita L’analfabeta funzionante, è una web radio, l’ultima affermazione non è esattamente vera, ma non mettiamoci a sottilizzare.

Ho sempre un po’ avuto il pallino del mezzo radiofonico, ma non mi ero mai mosso in tal senso. Poi, qualche mese fa (come avevo già raccontato), mi è capitata l’occasione, e mi ci sono buttato.

Mi ci sono buttato anche se non si trattava solo di fare l’autore. Si trattava di fare più o meno tutto, visto che la radio era da costruire e poi lanciare. Quindi c’era da inventarsi un programma intero, scriverlo, condurlo e in buona parte farsi anche da regista durante le dirette (sì, si va in diretta, come quelli veri).

Il cosa, cioè l’idea di un programma umoristico di cultura, non è stato difficile. Il come, però, è stato – ed è tuttora – un altro paio di maniche.

Non avendo mai approcciato i microfoni, e non avendo tutta questa gran spigliatezza o capacità di andare a braccio, ho iniziato più o meno facendo il contrario di quello che immagino si faccia in radio: scrivere un copione da seguire dalla prima all’ultima lettera. In sostanza, per diverse puntate, ho letto. E si sente (non che legga malissimo eh, però ecco). Tanto testo, troppo pensato per essere letto invece che ascoltato.

Da quella forma iniziale, che prevedeva oltretutto un dispendio di tempo ed energie notevole (parliamo di 10-12 pagine per un’ora di programma a settimana, musica compresa), la scrittura de L’analfabeta funzionante si è evoluta e sta evolvendo. Meno densità di battute o gag, umorismo più adatto all’ascolto, meno copione, meno rigidità. Una costruzione a blocchi, con qualche rubrica ricorrente (la lettura integrale della Divina commedia; quasi fissa anche quella delle lettere – dovrei dire lettera in realtà – alla redazione). Dentro c’è finito un po’ di tutto: da animali inventati piuttosto idioti, a recensione fasulle, a ricette che vi sconsiglio vivamente, biografie, approfondimenti scientifici ecc. E ovviamente non posso non citare il fantasma del signor Guglielmo Marconi, che mi fa da silenziosa spalla durante il programma, visto che sono così furbo da avere un one-man show (tentare la comicità senza una spalla vera, chissà dove ho la testa). Insomma, per ora, e credo per parecchio ancora, sarà tutto un grande sperimentare in cerca di una formula che funzioni e che richieda uno sforzo di scrittura umano.

Poi ci sarebbe da parlare delle mie capacità di speaker, ma stendiamo un velo pietoso. Lì il cammino sarà ancora più lungo (d’altronde ho l’animo dell’autore, mica dell’interprete).

Mi diverto a farlo (il che non significa che non sia fonte di molte parolacce quando i testi non funzionano, o non vengono le idee), ed è una continua sfida, e queste sono le cose che contano. Perciò si va avanti. Almeno finché non mi cacciano o non mi chiamano alla RAI (per svuotare i cestini probabilmente).

Se siete curiosi, i risultati ottenuti nel tempo li trovate in forma di podcast. Se invece volete sapere a che punto sono ora, c’è la diretta, il martedì alle 22, su Radio Sverso.

E non fermatevi alla terza media.

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