Da un po’ di anni a questa parte qui da me il 25 aprile si fa una passeggiata in montagna. Anzi se ne fanno tre, perché i percorsi partono da tre punti diversi. Due sono proprio passeggiate. Uno è un po’ più una scarpinata, ma se il tempo è bello e avete un paio di scarponi è un piacere farla.
La destinazione è la stessa per tutti, all’inizio di una specie di sella ventosa fra due promontori, a circa 900 metri di quota. Lì, circondato da un piccolo steccato, c’è il monumento del Capitano. Sulla lapide è scritto
O straniero che passi per la via, attendi e annuncia che qui giaccio obbediente per le sorti d’Italia e de l’umane genti – In memoria del sacrificio del Cap. Valerio Salvatore nato a Napoli il 23.9.1907, caduto su questo suolo il 24.3.1944 nella lotta contro il nazi-fascismo
Non fu l’unico da queste parti, ma il 25 aprile si sale da lui con in mente anche tutti gli altri. Ci si ritrova lì, si depone la classica corona, qualcuno fa un discorso, si cantano delle canzoni, poi si va tutti a far merenda in una casetta lì vicino. È un modo per rendere omaggio tutti insieme. È un modo per ricordare.
Si è parlato molto, nei giorni scorsi, di un obelisco romano. È dedicato a Benito Mussolini, il cui cognome spicca scolpito nella pietra, sopra all’appellativo DVX, che oggi sembra più un formato video che altro. Qualcuno ha detto che è scandaloso, e andrebbe abbattuto, o il nome che riporta cancellato via.
Sinceramente non so come abbia fatto un oggetto così vistoso a passare inosservato fino ad oggi, visto che se ne sta lì placido dal 1932. Chissà, forse c’entra quella storia che gli italiani leggono pochissimo, e ci sta che non avessero letto nemmeno quello che c’era scritto sull’obelisco, fino a qualche giorno fa.
Io, per quel che mi riguarda, lo lascerei lì com’è e lì dov’è finché i secoli o altri capovolgimenti non se lo porteranno via.
È che così come la tomba del Capitano mi serve per ricordare con piacere i piccoli grandi uomini che hanno riparato la storia, quell’obelisco mi ricorda con disgusto i grandi piccoli uomini che l’hanno rovinata.
Voglio che resti lì ben visibile, quel brutto spuntone, per ricordarmi con ferocia ciò che disapprovo. Una specie di dito nel culo di tutti noi, per tenere bene in mente ogni giorno che c’è sempre qualcuno pronto a trasformarlo, quel coso, in una specie di altare.
Bravo, mi hai quasi commosso eheheh
No lacrime ma opere di bene 😀
È molto bella questa celebrazione, diciamo così, intimista del 25 aprile, non delegata alle commemorazioni telegiornalistiche di rito o al colore rosso di due numeri sul calendario.
Ho solo un’obiezione sui《grandi piccoli uomini》perché per quanto sia un’espressione che usi per accentuarne la meschinità, non riesco che a pensarli “piccoli” e basta, di lillipuziana piccolezza, se possibile.
Poi c’è la faccenda dell’obelisco come dito nel culo lascia un po’ perplessa, ma solo perché non vorrei mai che qualcuno potesse trarne un qualsivoglia diletto. Sai mai.
[Non ti dico le lotte intestine col t9 per buttar giù ‘sto commento… roba da partigiani 2.0]
Que viva el T9! 🙂
Quo vadis, t9?
(Oh, ora funzia.)
(ho usato la mia tecnica segreta, lo sguardo attonito 😀 )
Sono belle queste commemorazioni, credo che in ogni parte di Italia siano diverse, alcune più intime (forse le più belle), altre più in pompa magna.
Anche io concordo con il lasciare la statua: abbatterla ha l’unico risultato di cancellare un qualcosa che non è cancellabile nella memoria storica di un popolo. Sia mai che a qualcuno gli venga in mente di emularlo…
Giusto. Siamo un popolo fin troppo smemorato.