Allora oggi è successo che dopo tanto tempo mi sono ritrovato a comprare delle bacchette. Bacchette per suonare la batteria, che lo so che state già dicendo “pensa che paranoico, si compra le bacchette personali per mangiare dal cinese, non si fida di quelle che ti danno al ristorante, dev’essere uno di quelli fissati con l’igiene-i materiali-la provenienza delle robe, d’altronde, a pensarci bene, non ha mica tutti i torti, non è che ci sia da fidarsi poi tanto, anzi, fammi dare un’occhiata su eBay, se le trovo anch’io, così ho le mie e punto, vado sul sicuro. Toh!, c’è un tizio in Cina che le vende a prezzi stracciati”.
Mentre ero lì che ammiravo lo scaffale delle bacchette, le prendevo in mano valutandone la presa, il bilanciamento, la lunghezza, la larghezza, la rastrematura, la punta (io preferisco quella di legno, a oliva, o anche sferica, quando mi sento particolarmente frivolo), provandole anche, su un pad che era lì accanto, mi guardavo continuamente attorno, circospetto, per controllare che non arrivasse un commando di ambientalisti per picchiarmi, colpevole di partecipare al disboscamento planetario, un po’ com’è successo qualche giorno fa a quella sagra dove un gruppo di vegani ha ferito degli arrosticini, mi pare.
Poi sono andato in libreria. Lo so, un po’ me le cerco.