Visto che giorno è oggi, e visto che ho appena avuto il piacere di leggere un libro di Moni Ovadia intitolato “L’ebreo che ride”, ecco un witz, una storiella ebraica (o un motto di spirito, se siete freudiani), tratto proprio da quel volume, che ovviamente vi consiglio:
1934. Il nazismo è già saldamente al potere ma le leggi razziali di Norimberga non sono ancora state emanate. Un gerarca del partito visita una scuola per verificare lo stato di preparazione degli allievi ma soprattutto per controllare che l’educazione della gioventù sia conforme alle rigide direttive del regime. Il preside della scuola lo conduce in una delle migliori classi. Il gerarca si guarda intorno, poi indica un ragazzetto dai capelli rossi.
È il piccolo ebreo Morris Rosenfeld. Morris pronto scatta in piedi sull’attenti con il braccio disteso e saluta: «Heil Hitler, camerata!».
Compiaciuto per la disciplina del ragazzino, il gerarca domanda: «Chi è nostra madre?»
«La Germania nazista, camerata!» risponde sicuro Morris.
«Bravo! E chi è il nostro amatissimo padre?»
«Il Führer Adolf Hitler, camerata!» risponde con piglio il ragazzino.
«Bravissimo, mio giovane camerata!» dice il gerarca entusiasta.
Poi gli rivolge ancora un’ultima domanda: «Cosa vuoi diventare da grande, mio giovane amico?»
«Orfano, camerata!» replica orgoglioso Morris Rosenfeld.
Ahahaha
Sveglio