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Merce di scarto cecoslovacca

In un libro di Thomas Bernhard che s’intitola Camminare, c’è un personaggio di nome Oehler che racconta al narratore, mentre i due camminano, di come Kerrer, un uomo con cui sia Oehler che il narratore erano soliti camminare, ma in giorni diversi, sia impazzito, e di come la sua pazzia sia esplosa definitivamente nel negozio di abbigliamento di Rustenschacher, in un crescendo tragicomico che sembra uscito da una commedia slapstick, con Kerrer che si fa mostrare in controluce un paio di pantaloni dopo l’altro, sbattendo con forza il suo bastone sul bancone e osservando che in ogni paio ci sono punti radi, e criticando quindi aspramente e sempre più violentemente i tessuti utilizzati per confezionarli, replicando ogni volta alle parole gentili del commesso, che gli fa osservare che si tratta di “tessuto inglese di primissima qualità”, dicendo che si tratta invece di “merce di scarto cecoslovacca”, e ogni volta che il commesso prova a convincerlo della qualità dei pantaloni e a farlo ragionare, Kerrer glieli fa mettere controluce e ripete che altro che tessuto di qualità, quella è “merce di scarto cecoslovacca”, e Kerrer mi ha convinto così tanto, col suo discorso sulla qualità, che ho deciso che anch’io, adesso, quando qualcuno mi dice che qualcosa è di grande qualità, ma secondo me non lo è per niente, gli dico che quella roba lì altro che qualità, quella lì è merce di scarto cecoslovacca, perché pure a me, cercare di vendermi qualcosa come fosse di qualità, ma che di qualità non è, è una roba che mi manda al manicomio, e Kerrer infatti c’è finito, al manicomio.

[Thomas Bernhard, Camminare, traduzione di Giovanna Agabio, Adelphi 2018]

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