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Un postino

Attilio Fontamara faceva il postino.

La sua carriera era iniziata il giorno in cui si era recato presso l’ufficio postale per spedire la sua collezione di francobolli. La signora allo sportello aveva chiesto “E il francobollo?”, e lui aveva risposto “È dentro”, e lei aveva replicato “Ma deve star fuori”, così lui aveva preso la collezione e l’aveva messa sulla grande busta. Fu l’affrancatura più costosa della storia. Affascinato da tale meccanismo, Attilio Fontamara decise d’intraprendere le vie della corrispondenza.

Ad Attilio Fontamara avevano fatto fare un corso per imparare a fare il postino, ma a lui non era sembrato sufficiente, così aveva fatto anche diverse vie e viali e vicoli, e alla fine, quando si era sentito pronto, aveva imboccato la sua strada, fino a casa sua, dove aveva consegnato per la prima volta la posta, a se stesso (la busta paga da postino).

I primi tempi furono duri. Disabituato com’era, ogni volta che entrava nell’ufficio postale prendeva il bigliettino e si metteva in coda, facendo spesso tardi al lavoro.

Piano piano però prese confidenza col mestiere. Un aiuto per ben indirizzarlo glielo diede il collega Sollecito, che aveva una bella calligrafia e anche una bella fidanzata.

Per sette anni, con la divisa blu sempre in ordine e il borsone a tracolla, Attilio Fontamara consegnò la posta con ottima puntualità e precisione. Per migliorarsi acquistò anche un orologio atomico, il cui peso e ingombro però lo rallentarono, peggiorando le sue prestazioni. Questo per dire che anche il migliore degli orologi non è garanzia di puntualità. Tornò così a quello da polso sinistro, che aveva disegnato sul quadrante un teschio.

Non era certo esente da difetti, Attilio Fontamara postino. Per esempio confondeva sempre raccomandata e raccomandato, e per tale motivo si era beccato diverse denunce per corruzione e abuso d’ufficio postale, da cui però era sempre uscito prima dell’orario di chiusura e con la fedina penale intatta.

Dopo sette anni, volle fare un esperimento per vedere come funzionava il mondo. Iniziò ad aprire le corrispondenze e a scambiarne i contenuti. Iniziò a non far corrispondere le corrispondenze, con un’abilità da illogico non indifferente. La lettera per Don Pavenzio la mandava al commercialista Bagoni. La lettera per Simonetta Colibrì e la mandava a Fulgenzio Borgorotto. Tutti ricevevano comunicazioni destinate ad altri. Dopo un mese, non era successo niente di che. Dopo due mesi, uguale. Al terzo mese, macché. Attilio Fontamara cessò l’esperimento, e fece ricorrispondere le ricorrispondenze. Empiricamente parlando, concluse che le vite delle persone si somigliano tutte. Dopo sei mesi Fulgenzio Borgorotto convolò a nozze con Mario Cantailgallo, bravissimo nelle poesie d’amore ed ex fidanzato di Simonetta Colibrì.

Una volta, preso dalla curiosità di capire che viaggio facesse la posta, Attilio Fontamara decise di spedirsi. Si chiuse in un pacco e s’indirizzò a se stesso. Fece tutto il viaggio postale, ma quando arrivò a destinazione ovviamente non era lì per riceversi, così il pacco tornò indietro all’ufficio postale.

Giacque così Attilio Fontamara, postino.

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