La vita, l'universo e tutto quanto Parole

Uno dei peggiori incubi per un lettore

Stamattina mi è successa questa cosa.

Vi auguro di non sperimentarla mai, nel caso foste dei lettori. Lettori di libri, nel senso. Se non lo siete, beh, direi che è ora di diventarlo (non avete idea di ciò che vi state perdendo).

Insomma stavo leggendo Player One, di Ernest Cline.

Un libro che da parecchi mesi era nella mia lista di quelli “da leggere”. Un libro di cui avevo sentito parlare bene in diverse occasioni, ma di cui non conoscevo alcun dettaglio. Sapevo solo che c’era di mezzo una specie di videogioco (ma per sapere questo bastava leggere il titolo) e che era un po’ nerd, in generale. Il che, per quanto mi riguarda, è un in più. Un libro che alla fine, la settimana scorsa, mi sono procurato, e che ha impiegato giusto qualche minuto di lettura a risucchiarmi completamente fra le sue pagine. Prima d’iniziarlo ero un po’ preoccupato, perché comunque si tratta di un volume di più di 600 pagine, e io non sono un lettore rapido. Invece mi sono dovuto imporre io stesso dei freni, pur di non arrivare alla fine così in fretta, pur di assaporarlo con la dovuta calma, nel senso di impiegarci almeno qualche giorno. Devo ammetterlo, era da un pezzo che non trovavo un libro che mi faceva quest’effetto. Forse sono più nerd di quanto voglia ammettere.

Arrivo a pagina 480, che finisce così (non spoilero niente d’importante, state tranquilli):

Appena le porte si riaprirono, impressa sul muro vidi la scritta: ALLOGGI RECLUTE – BLOCCO 05 – RAPPR. SUPPORTO TEC.

Passo alla 481, che inizia così:

indipendentemente dal punto in cui ci si trovava, e il cielo era sempre di un blu terso, privo di nubi.

Mi fermo. Qualcosa non va. Lì per lì penso a un refuso, ma scarto subito tale ipotesi. Il problema è più grande, di continuità. Anzi, è ancora più grande, perché quella frase sul blu terso del cielo me la ricordo, l’ho già letta. Così salgo con gli occhi lungo la pagina, fino al numerino in alto a destra, che è 129.

Preso dal panico inizio a sfogliare le pagine successive: 130, 131, 132… Fino alla 160. Dopodiché c’è la pagina 513.

Cioè, mancano le pagine da 481 a 512. E ci sono, al loro posto, le pagine da 129 a 160.

(c’è, direbbe qualcuno, il sedicesimo sbagliato. Può succedere. Una volta avevo una copia della Guida galattica per gli autostippisti che, dopo la fine, ricominciava per le prima 30 pagine. Ok, era un caso più fortunato)(bisognerebbe scoprire se succede solo coi libri nerd)

La catastrofe è di tale portata che la mia fantasia le prova tutte: magari, mi dico, è proprio così il libro. Magari c’è un meccanismo per cui si torna indietro, c’è un reset, e anche il numero di pagina torna indietro, e poi, più avanti, si capisce tutto. Che genialata! Come le pagine di quel libro di Palahniuk che vanno all’indietro.

Ma no. Non è così. Mancano proprio le pagine. Punto.

No, mi dico. Non con questo libro, non in questo momento della storia. Cazzo!

Mi ricordo di respirare (cit).

Razionalizzo.

Pensa MacGyver, pensa.

Scrivo a un’amica, so che ne ha una copia. Non l’ha ancora letto. Le faccio controllare le pagine. Quelle 32 pagine. Ci sono. Volo a prenderlo.

Ora sono di nuovo con la mia copia, a pagina 520.

Però che spavento.

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