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La svolta digitale

La tecnologia avanzata è indistinguibile dalla magia, diceva Arthur C. Clarke, uno che col futuro ci lavorava. Non a caso ci portiamo tutti appresso quegli amuleti chiamati smartphone che ci proteggono da mali di varia origine (asocialità, ignoranza, perdita dell’orientamento) e dalla maledizione di dover dar retta a persone non gradite mentre siamo a spasso.

Questa magia però è stata governata per lungo tempo da una specie di stregone cattivo che ne ha deciso forma e dimensioni: il mercato. Lui ha decretato che l’unica via da percorrere era quella dei telefoni sempre più grandi. È colpa sua se vi sentite dire cose tipo “Hai un Samsung Galaxy in tasca o sei solo felice di vedermi?”. I pollici sono aumentati a dismisura. E senza essere opponibili. Ne hanno fatto le spese anche la moda, che ha dovuto rifare tutte le tasche, e il linguaggio culinario, che ha dovuto specificare il concetto di padella, per evitare situazioni perniciose.

Ora però siamo a una svolta epocale. La dittatura dei pollicioni è finita. Gli smartphone possono tornare a essere oggetti dall’ingombro normodotato, maneggiabili senza peripezie o tunnel carpiati. Quattro pollici saranno pure troppi.

Sta infatti per arrivare il temperadita. La rivoluzione copernicana nel campo delle interfacce uomo-macchina. Perché allargare gli screen quando possiamo appuntire le dita che li toucchano? Perché ragionare sul device quando si può agire sull’utente? Il temperadita ci permetterà di regolare a nostro piacimento il rapporto con lo smartphone, modificando la forma e le dimensioni dei singoli polpastrelli in base alle singole esigenze di precisione e velocità d’uso. Mai più errori ortografici, mai più like involontari, mai più tocchi sbagliati. Interagiremo con lo smartphone come mai abbiamo fatto finora, in un’esperienza di coinvolgimento totale.

La svolta digitale è ora a portata di mano.

Letteralmente.

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