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Che fàtica

Nadir

Allora, leggendo un libro di David Foster Wallace che s’intitola Una cosa divertente che non farò mai più, a un certo punto, all’inizio del capitolo 13, ho trovato scritto così:

Ogni sera, l’addetta alle pulizie del corridoio 10, Petra, quando viene a rifare il letto, vi lascia sul cuscino – insieme all’ultimo cioccolatino alla menta del giorno e alla cartolina della Celebrity che vi augura sogni d’oro in sei lingue – il Nadir Daily del giorno successivo, un fatico surrogatino di quotidiano, quattro pagine di pergamena bianca a caratteri blu.

E quando sono arrivato a “fatico” – che ho letto fatìco, la prima volta, invece è fàtico – subito ho pensato a un refuso per “fatidico”, che come significato ci sta benissimo, poi però sono andato a cercare sul dizionario, e ho scoperto che esiste la funzione fàtica del linguaggio, che sarebbe quella parte della comunicazione che serve unicamente a stabilire, mantenere, verificare o interrompere la comunicazione stessa, e che detto così non si capisce, ma in pratica è quando diciamo “Pronto?” al telefono, o “Uno, due, tre, prova” a un microfono.

Così, leggendo questi esempi, ho capito che Paolo Nori, quando nei discorsi pubblici inizia dicendo “Si sente se parlo così?”, utilizza la funzione fàtica del linguaggio.

Che è una cosa che se uno gliela va a dire, secondo me, lui nemmeno la sapeva.

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