La vita, l'universo e tutto quanto Satira

Zalonewski

Allora ieri sera ho preso e sono andato al cinema. C’è un multisala, qui, dove il mercoledì si paga meno. Sono andato e ho fatto il biglietto per il film di Checco Zalone. Ormai, mi sono detto, è alla seconda se non terza settimana, di folla non ce ne sarà. Al cinema io e le folle non andiamo d’accordo. La gente che chiacchiera, che commenta, che gli squilla il cellulare (e risponde!) durante il film la ficcherei in una sceneggiatura di Lars von Trier.

Prendo le mie M&M’s (busta gialla, quelle con la nocciola dentro, di solito non arrivano al secondo tempo), mi strappano il biglietto e mi dirigo verso la sala. Quando vado a entrare, non ci riesco. C’è tipo un campo di forza invisibile che non me lo permette. Gli altri passano tranquilli, qualcuno mi guarda strano. Provo e riprovo, ma niente.

Corro in biglietteria che mancano 5 minuti all’inizio del film. Spiego il problema, pronto a farmi prendere per pazzo, ma la signorina dietro il vetro non si scompone, e mi domanda: “L’ultimo film che ha visto?”. Non mi viene in mente, le dico che era il mercoledì precedente, ma lei precisa: “Non qui, in generale. L’ultimo film che ha visto”. Ieri sera ho visto Paris, Texas di Wenders, ce l’ho in DVD. I film di Wim Wenders mi piacciono molto, soprattutto le robe più vecchie, che spesso non si capisce un cazzo, però mi ci trovo bene. Mi pare uno che cerca di far parlare le immagini, più che i personaggi, e infatti in Paris, Texas il protagonista ci mette così tanto per aprir bocca che uno pensa che abbiano avuto delle beghe con l’audio, durante le riprese.

Insomma le dico che ho visto Wenders, ieri sera. Mi dice: “Allora si spiega tutto. Non è il primo a cui succede”. Così le chiedo se questo tutto lo spiega pure a me. In pratica, mi chiarisce, se uno viene da un film d’autore, d’essai, un film di un certo contenuto culturale, non ce la fa ad andare a vedere Zalone. Le dico che io ho voglia di vederlo, altrimenti non avrei fatto il biglietto, avrei visto altro, e lei mi risponde che non dipende da me, è un discorso di cultura e intrattenimento, o cultura alta e cultura popolare, di alternativo e commerciale. Quelle robe lì.

Il discorso mi sfugge, sinceramente, perciò vado al dunque: come posso fare per vedere il film di Zalone? La signorina, gentilissima, mi dice che devo andare per gradi: fra Wenders e Zalone devo metterci qualcos’altro, tipo uno scalino intermedio, sennò il salto è troppo lungo. Guardo i film in cartellone: “Thor?”, le chiedo. Mmmh, fa lei. Lo immaginavo. Toh, c’è quello di Veronesi! Lei annuisce e mi fa l’occhietto. Poi il biglietto.

Quello di Zalone me lo sono visto al secondo spettacolo. Con un’altra busta di M&M’s.

 

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